(CAVALIERI MARVEL)
in:
NEL CENTRO DEL
MIRINO
n . 10
Cimitero di Long Island.
Mi chiamo Cage. Luke Cage. Non è il nome
con cui sono nato ma ho un buon motivo per non usare quello. La donna sepolta qui
si chiamava Reva Connors ed è stata l’unica donna che abbia realmente amato.
L’ho conosciuta tanti anni fa, quando abbandonai la vita da criminale e cercai
un’occupazione onesta per cercare di aiutare la ma famiglia. Era una ragazza
che non ti dimentichi facilmente, e anche il mio migliore amico Willis Stryker
ne rimase affascinato. Scelse lui e non la biasimai: quando sei una nera del
ghetto i soldi fanno realmente la
differenza e Willis ne aveva fatti
parecchi, spacciando per conto della mafia. Quello che Reva non immaginava era
il prezzo da pagare per quei lussi: una vita fatta di violenza e dal doversi
guardare costantemente le spalle non faceva per lei e presto lo lasciò,
spaventata dal suo mondo. Tornò da me e presto ci accorgemmo di provare qualcosa
l’uno per l’altra. Willis non la prese bene e incolpò me per la loro rottura,
accusandomi di avergliela portata via, e me la fece pagare. Mise dell’eroina
nel mio appartamento e fece la soffiata alla polizia. Mentre scontavo la mia
pena nella prigione di Seagate, Reva si beccò un proiettile che era destinato a
Willis durante un regolamento di conti tra criminali. Io impazzì di dolore.
Passavo più tempo in isolamento che nella mia cella, fino a quando, in cambio
di uno sconto di pena, non mi offrii volontario per un processo di
potenziamento cellulare che mi diede una superforza e una pelle a prova di
proiettile, e grazie a questi poteri evasi dal carcere per tornare a New York
per farla pagare a Willis. Lui morì ma la sua morte non servì a ridarmi Reva o
ad alleviare il dolore per la sua morte. Ogni anno da allora nel giorno
dell’anniversario della sua morte vengo qui a portarle dei fiori, ma quello che
vedo qui oggi è qualcosa che non mi sarei mai aspettato di trovare. La lapide
di Reva è stata spaccata, e qualcuno ha avuto l’ardire di incidergli la parola
“TROIA” e lasciarci sopra degli escrementi di cane. Qualcuno l’ha fatto per
colpire me. Qualcuno che non ha a cuore la propria vita. Qualcuno che quanto
l’avrò trovato e gli avrò messo le mani addosso rimpiangerà la notte in cui suo
padre e sua madre l’hanno concepito.
Time Square. Appartamento di D.W.
Griffith.
David preparava il
caffè mentre Luke finiva di sparecchiare. In sottofondo c’era la canzone dei
Pink Floyd “Comfortably Numb”.
<Accidenti Luke,
quanto mi hai detto ha dell’incredibile. Chiunque abbia compiuto quel gesto
deve avercela a morte con te ... dici che è lo stesso che ha fatto esplodere il
tuo appartamento? [1]>
<Non è da
escludere. Ma non ho la minima idea di chi possa essere. Sono in pochi a sapere
della vita di “Carl Lucas”. Di tutti i nemici che ha Luke Cage nessuno sa di
Reva.>
<Uhm la cosa si fa
veramente misteriosa ... non so proprio cosa dire. Insomma, essere preso di
mira da qualcuno che sa tutto di te ma non avere la pallida idea di chi possa
essere dev’essere snervante, amico ... roba da mandarti al manicomio! Io andrei
in paranoia ...>
<Infatti ‘sta
storia mi sta facendo impazzire... Cristoforo Colombo, ma quando scoprirò chi è
appena riesco a mettergli le mani addosso....
ci vorrà un microscopio per recuperarne i pezzi!>
Quella sera, Hell’s Kitchen.
ClaireTemple uscì
dalla clinica dopo un’ora di straordinario. Era stanca. Non vedeva l’ora di
arrivare a casa e di sdraiarsi sul letto. Non aveva nessunissima voglia però di
trascorrere il resto della serata da sola, aveva bisogno di staccare la spina e
distrarsi dopo quella lunga giornata di lavoro. Pensò quindi di telefonare a
Sam Wilson, l’uomo con cui attualmente stava avendo una relazione sentimentale.
<Buffo> pensò
mentre salì sulla sua automobile e < Due degli uomini più importanti della
mia vita ... Bill Foster e Luke Cage... sono dei supereroi... e ora mi vedo con Sam Wilson, un uomo che sta
dando tutto se stesso per aiutare il suo prossimo. Devo essere un qualche modo
attratta dalle personalità altruiste. Farei la fortuna di un’analista, se ne
avessi uno...> mentre percorreva la strada che la portava verso casa sua,
avviò la chiamata dal suo cellulare.
<Pronto Sam ...>
<<Ciao piccola. Stai tornando a
casa?>>
<Infatti. Senti, ho
avuto una giornata pesante e non mi va per niente di cucinare .. pensavo
potessimo cenare insieme. Ma non in un ristorante ... pensavo che potessimo
ordinare al cinese e ...> arrivata in prossimità di un incrocio, vedendo il
semaforo rosso, Claire schiacciò il pedale del freno, ma la macchina non
rallentò affatto.
<Oddio ... non
riesco a frenare ... i freni....NON FUNZIONANO! >
<<Claire ... CLAIRE!>>urlò Sam disperatamente, ma non udì nulla
oltre al terribile schianto. L’auto infatti non si fermò sulla linea di arresto
e poco dopo averla superata venne investita sulla destra da un furgone. Fece un
testacoda andando a sbattere dalla parte opposta della carreggiata. La cintura
evitò a Claire di venire proiettata fuori dall’abitacolo, tuttavia non le
impedì di rimanere ferita. Rimase infatti priva di sensi, non mostrando nessun
segno di vita.
Harlem. Qualche giorno dopo.
Ignaro di quanto fosse
accaduto alla sua amica, Luke si stava recando, mani in tasca e testa bassa,
verso il pub di Fat Albert per farsi una birra e magari fare qualche domanda.
Albert era uno dei pochissimi ad aver conosciuto Reva. Dubitava che ne avrebbe
ricavato qualcosa , ma parlarne con lui gli avrebbe fatto bene. All’inizio, quasi
non notò tutta quella gente accalcatasi
... cos’era successo? Ma il fumo nero che s’innalzava verso l’alto gli diede la
risposta. Si precipitò e lo vide: il “Fat
Albert”era dato alle fiamme. La prima cosa che fece Luke, ovviamente, fu
cercare con lo sguardo il suo amico,la cui assenza, data l’enorme mole,
spiccava.
<Albert è ancora
dentro! Stava cercando di spegnere l’incendio!> gridò qualcuno. Era
prevedibile. Quel locale era tutta la sua vita. Luke si tolse il giubbotto e
incurante del fuoco entrò nel locale. C’era molto fumo, non si respirava.
<ALBERT!> gridò,
senza ricevere nessuna risposta. Lo vide qualche secondo dopo, disteso in
terra, privo di sensi. Poco distante da lui, l’estintore con cui aveva cercato
invano di domare l’incendio. Albert era un omone di quasi 200 chili, ma per
Luke caricarselo sulle spalle era come sollevare un bambino; grazie alla sua
superforza, sostenere il suo peso non presentava alcun problema. Il denso fumo
che gli stava intasando i polmoni invece era un ostacolo duro anche per un uomo
dalla pelle indistruttibile. Con fatica aggirò le fiamme e abbattendo una
parete con una pedata portò il suo amico all’esterno. Non respirava.
<Lo lasci a noi.
Lei prenda questa!> uno i paramedici si avvicinò e allungò loro una maschera
per respirare. Altri due rianimavano Albert, mentre i vigili del fuoco
cominciavano le loro manovre per spegnere l’incendio. Non erano banalità quelle
che definivano i paramedici e i pompieri “i
veri eroi di New York” a discapito dei Fantastici Quattro o dei
Vendicatori. Albert venne trasportato al Mercy Hospital, anche se gli dissero
che era fuori pericolo. Quando spensero quell’inferno, i vigili del fuoco
svelarono a Luke la natura di quell’incendio: era di origine dolosa. Qualcuno
aveva voluto distruggere il locale di Albert. Ma perché?
Qualche sera dopo.
Noah Burnstein era
andato a trovare la sua collega Claire Temple in ospedale. La poveretta era
caduta in un profondo stato di coma. L’impatto era stato terribile. Della sua
auto era rimasto ben poco. Le fratture e le contusioni non si contavano. La
vista di quella ragazza così giovane, così bella, sdraiata in quel letto
intubata ed immobile gli spezzava il cuore. Ma c’era chi a quella vista si
sentiva immensamente peggio. Accanto a lui, a monitorarla costantemente, in
attesa di un segno di ripresa c’era Sam Wilson. Era senza la giacca, camicia
aperta sul collo, barba non fatta, occhi rossi. Segni inequivocabili di chi
aveva passato la notte senza dormire. Noah gli portò un caffè.
<Tenga, lo beva. Le
prescriverei una lunga notte di sonno, ma date le circostanze immagino che non
seguirà il mio consiglio.>
Sam accennò un
“grazie” prese il caffè ma lo tenne in mano, come per scaldarsi le mani.
<Sig. Wilson, io
non so proprio cosa dire. Dopo tanti
anni passati lavorandoci fianco a fianco posso dire di amare Claire come una
figlia. E’ stata una vera disgrazia. Possiamo solo pregare che si riprenda al
più presto.>
<Non è stata una
disgrazia.> disse Sam con una voce dura <Claire stava parlando con me al
cellulare, quando ha fatto l’incidente. Le ho sentito dire chiaramente che non
le funzionavano i freni. Ho fatto controllare la sua auto. Era vero. Qualcuno
le ha manomesso i freni. La volevano uccidere.>
Noah rimase scioccato
da quella rivelazione.
<Ma come ... io
non.... una ragazza così onesta, innocente....ma chi poteva volerla morta? E
perché?>
<Non lo so ... ma
intendo scoprirlo.> gli rispose digrignando i denti.
<Mi chiami se ha
delle novità. Mi trova in studio o a casa.>
Uscì dall’ospedale e
si recò verso dove aveva parcheggiato. Era scosso. La sua giovane amica aveva
subito un attentato, stando a quanto gli aveva rivelato Wilson. Non era nelle
condizioni di domandargli se non si trattasse di un guasto. Il suo sguardo
parlava chiaro. Ma chi è che voleva morta una dottoressa che lavorava in un
ambulatorio di quartiere degradato? Si poneva domande come questa mentre
cercava le chiavi della sua auto nel cappotto. Non vide arrivare i quattro
giovinastri che gli arrivarono alle spalle.
<Ehi Shylock ...
che ci fai tutto solo da queste parti? >
Avevano tutti il
cranio rasato e indossavano giubbotti di pelle nera. Uno di loro aveva una
mazza da baseball. Era chiaro come la luce del sole quali erano le loro
intenzioni verso quel vecchio dottore ebreo.
Cercò di scappare ma
quando sei anziano e sovrappeso non puoi di certo sfuggire a chi ha meno della
metà dei tuoi anni. Cercò di gridare aiuto col poco fiato che gli era rimasto,
ma una ginocchiata nello stomaco gli impedì di emettere ogni tipo di suono.
Mentre si teneva la pancia per gli spasmi di dolore i ragazzi lo trascinarono
in un vicolo, dietro un cassonetto dell’immondizia e lì cominciarono a colpirlo
con forza, ridendo con macabro gusto.
Sede dalla Rand – Meachum.
Ti chiami Danny Rand e sei il proprietario di questo enorme grattacielo nel centro di New York. Lo hai ereditato da tuo padre assieme alla sua fortuna, che fu la causa della sua morte. Il suo socio lo uccise per impossessarsene e quel gesto cambiò per sempre la tua vita. Sei Danny Rand ma sei anche Iron Fist, il campione di K’un L’un, maestro di arti marziali e possessore del potere del drago Shou Lao. Stare seduto ad una scrivania a valutare offerte di investimento non è certo la vita che si addice per uno che è stato addestrato per essere un”arma vivente”. Sei distratto, distante. Desideri tornare nel tuo appartamento a fare i tuoi esercizi di tai chi. Il tuo amico e legale Jeryn Hogarth ti riporta alla realtà.
<Daniel? Mi stai ascoltando?>
<Uff, scusa Jeryn ma ho il cervello che mi si sta fondendo con tutti questi numeri. Non possiamo continuare domani?> gli chiedi, togliendoti la cravatta e arrotolandoti le maniche della camicia.
<Danny è un’offerta da non sottovalutare, non devi prenderla alla leggera.>
<Te l’ho detto, ho bisogno di staccare un po’. Voglio andare in palestra ad allenarmi. Domani, con la mente più fresca forse ...>
<Vabbè, dai qui ‘ste carte. Butterò giù io qualcosa. > dice prendendo il fascicolo e dirigendosi verso il suo ufficio. Muovi il collo per rilassarne i muscoli. Hai davvero bisogno di scaricare la tensione. Non fai in tempo ad alzarti dalla scrivania e subito torni ad irrigidirti, quando senti un urlo provenire dall’altra stanza. E’ la voce di Jeryn. Ti precipiti nell’altra stanza e rimani stupito vedi: lui è a terra, terrorizzato, che supplica per la sua vita. Il suo assalitore ha un coltello in mano. Non ci pensi un secondo e con un balzo gli sei addosso, colpendolo con un calcio volante al torace, allontanandolo da Jeryn.
<Stai bene?> gli chiedi, continuando a tenere gli occhi sul tuo avversario. Lui accenna un “si” con la testa.
<Rand. Non credevo ci fossi anche tu. Non sei tu il mio obiettivo ma ammazzarti non mi priverà certo del sonno.> ti dice. Lo osservi. Alto, atletico. E’ di colore, lunghi capelli pettinati in stile rasta e raccolti in una coda. Il suo aspetto non ti dice nulla. Uno sconosciuto totale.
<Chi sei?>
<Non ha senso rivelare il proprio nome a chi sta per morire...> cerca di colpirti con la sua lama. E’ veloce, molto abile. Maneggia quel coltello come se fosse un’estensione del suo corpo. Lo colpisci al viso deviandone l’ennesimo assalto. E’ sorpreso dalla tua abilità. Non t’importa della tua identità segreta perché c’è in ballo la vita di un tuo amico. Lui allora tenta con una calcio. La punta del suo stivale ha una lama retrattile che nonti aspettavi: ti sfiora solamente ma ti strappa la camicia lasciandoti un taglio sul torace. Il tuo tatuaggio è in bella vista adesso. Lui non pare credere ai suoi occhi.
<Cristo, ma tu
sei Iron Fist! Tu, un viziato figlio di papà! Questa si che è una sorpresa...
mi dai la possibilità di risparmiare tempo. Adesso ammazzarti sarà una vera
gioia!> dice con un insopportabile sorriso sulla sua odiosa faccia. Ti
attacca ancora con i calci. Devi stare sulla difensiva perché quelle lame sono
davvero affilate. Una di queste ti arriva vicino la faccia, facendoti un altro
taglio. Non lo sopporti più.
<KIIIIIYAHHH!!!!!>
Appena scopre per un attimo il ventre lo colpisci con rabbia. La potenza del colpo dell’ariete è tale che lo mandi contro la parete. Accusa il colpo ma non va giù. Non è un normale essere umano.
<Non te lo chiederò un’altra volta! Chi diavolo sei? Che cosa vuoi da noi?>
<Mi chiamo Willy Edmond e per adesso deve bastarti questo.> dice passandosi la mano sulla bocca per togliesi il rivolo si sangue. “Forse l’ho colpito troppo piano” pensi, sorpreso dalla sua resistenza. Lui intanto estrae un altro pugnale e lo lancia verso di te. Lo schivi ma l’urlo alle tue spalle ti fa capire che non eri tu il suo bersaglio.
<JERYN!> gridi in preda allo spavento. <BASTARDO! LA PAGHERAI!>
<Ci rivedremo
Iron Fist, non temere... > ti risponde lui, dopodiché si lancia verso la
finestra, mandandola in frantumi: vi passa attraverso, lanciandosi verso il
vuoto. Una via di fuga che non ti aspettavi avrebbe preso. Non volevi finisse
così. Vorresti lanciarti al suo inseguimento ma devi occuparti di Jeryn. Ti
getti su di lui. Il coltello lo ha colpito sotto la clavicola. E’ una brutta
ferita, ma non ha colpito nessun punto vitale. Se la caverà. Chiami il 911 e
poi torni a premere sulla ferita, concentrandoti e trasmettendogli il suo chi attraverso i suoi chakra, evitando un’emorragia e
facendoti mille domande su chi fosse il tuo assalitore.
Ufficio di Luke Cage, sulla 42esima strada.
Luke stava preparandosi la cena. Aveva dormito tutto il giorno dopo quella intossicazione da fumo. Ora però stava meglio. Si era acceso la televisione per un po’ di compagnia. C’era il telegiornale. Non lo ascoltava con molta attenzione fino a quando, a sorpresa, il giornalista non pronunciò un nome a lui noto:
<< ... Harmony Young, da molti descritta
come la nuova Tyra Banks, è stata aggredita la notte scorsa nella sua casa di
Park Avenue. La donna, 27 anni, ha subito uno stupro e diverse contusioni al
volto. Stando a quanto riportato, il suo aggressore indossava un passamontagna,
per cui la vittima non ha riconosciuto il suo assalitore. Secondo i dottori,
serviranno diversi interventi di chirurgia plastica prima che la Young
...>>
Luke si sentì mancare il fiato. Lui e Harmony avevano avuto una storia non molto tempo fa. Afferrò il cellulare e chiamò Misty Knight. Lei e Harmony erano molto amiche. Fu lei a presentargliela.
<Misty? Hai sentito di Harmony? Lei ... >
<<Stavo per chiamarti per dirtelo . Io e Colleen siamo già per strada. Tu piuttosto hai sentito di Danny?>>
<Cosa gli è successo?>
<<Poco fa un tizio ha cercato di
ammazzare Jeryn Hogarth. Si è battuto con Danny e pare sia riuscito a
scamparla. >>
<Jeryn hai detto?>
<<Si. Ora pare stia bene, è in ospedale.
Senti, devo lasciarti. Ti chiamo non appena ho parlato con Harmony.>>
<D’accordo. Dille che andrò a trovarla al più presto. Io vado da Danny.>
Riattaccò e per un secondo si sentì mancare. Nel giro di pochi secondi aveva sentito dell’aggressione di due persone a lui care. Ma che stava succedendo?
Luke si recò di corsa alla Rand – Meachum, dove Daniel stava lasciando una deposizione ad un poliziotto che ben conosceva: il detective Quentin Chase, che non appena lo vide arrivare storse il naso.
<Cage ... non dirmi che c’entri anche tu con questa faccenda?>
<Non proprio Chase, ma credo di essere io il motivo per il quale mr Hogarth e mr Rand è stato sono stati assaliti.>
<Spiegati meglio.> disse il detective.
<Vedi, oltre ad essere il consulente legale della Rand –Meachum, Jeryn Hogart era stato il mio manager. Ho motivo di credere che qualcuno stia prendendo di mira alcune delle persone legate a me.>
<Ha a che vedere con quegli attentati di qualche tempo fa, in cui per poco non ci rimanevo secco anch’io? >
<Non… non lo so. Ormai è passato un anno ora che mi ci fai pensare, anche se non ho prove, ma sono convinto che le cose siano collegate.>
Chase fece una smorfia e sbuffò.
<Con te le cose non sono mai semplici Luke.>
<Non… non lo so. Ormai è passato un anno ma ora che mi ci fai pensare, anche se non ho prove, ma sono convinto che le cose siano collegate.>
Chase fece una smorfia e sbuffò.
<Con te le cose non sono mai semplici Luke.>
<Dovresti contattare il sergente Tork.>
<Il cowboy del ventottesimo?>
<Proprio lui. L’ho conosciuto mentre indagava sull’omicidio Spencer. Credo che stia indagando sull’incendio del locale di Fat Albert a Harlem. Albert è un mio amico… e poi c’è l’aggressione a Harmony Young.>
<La modella? Uscivi con lei, non è vero? Questo getta una nuova luce su tutta la faccenda.> Chase rifletté un attimo.
<Fate venire Kirby.> disse ad uno dei suoi, poi si rivolse a Daniel:
<Mister Rand, prima di lasciarla andare vorrei che descrivesse dettagliatamente all’agente Kurtzberg l’uomo che ha aggredito lei e mr Hogarth. Cage, voglio che vedi il disegno e mi dici se è qualcuno che conosci.>
<Naturalmente.> rispose Luke.
Nel giro qualche minuto il poliziotto terminò il ritratto dell’aggressore.
<Si, si è lui!> esclamò Danny.
<Ne sei sicuro?> domandò Luke.
<Certo, l ’ho visto bene. E’ proprio lui.>
<Allora, Cage, ti è noto?> chiese Chase.
Luke fissò il disegno sperando di trovare delle risposte, ma il viso su quel foglio di carta non gli diceva niente.
<No.... no, nulla. Non lo conosco.> sospirò tristemente.
<Forse lavora per qualche tuo nemico. Hai fatto incazzare qualcuno, di recente?>
<Non ne hai idea. Mi sono fatto più nemici io negli ultimi mesi che Nixon in tutto il suo mandato. Merda, siamo al punto di partenza! Senti Chase, temo che questo bastardo, chiunque sia, colpirà ancora. Ho altri amici che dovresti far mettere sotto protezione.>
<Mi stai chiedendo un grosso spiegamento di uomini ... ma lasciami una lista dei potenziali bersagli; se Tork confermerà la tua storia.... e sono sicuro che lo farà, vedrò quello che posso fare.>
<Sig. Cage, mi darebbe un passaggio a casa?> chiese Daniel, una volta terminata la sua deposizione.
<Certamente.> disse Luke.
Una volta a bordo della Gran Torino, Danny cominciò a raccontare nei dettagli quello che non aveva potuto raccontare ai poliziotti senza mettere a repentaglio la propria identità segreta.
<Non era un normale essere umano, Luke. L’ho colpito con forza, un colpo che avrebbe dovuto stenderlo per ore, e invece si è rialzato in piedi, prima di lanciarsi fuori dalla finestra... capisci? Il bastardo ha un fattore rigenerante! Non ai livelli di Sabretooth, ma abbastanza da limitargli i danni. Inoltre era troppo per addestrato, troppo agile per essere stato mandato a fare fuori un semplice avvocato. Te lo ricordi Tarantula, quel vecchio nemico dell’Uomo Ragno?>
<Si, quell’ispanico ...>
<Esattamente. Era proprio come lui ....stesse movenze. Aveva anche le stesse scarpe a lame retrattili. Ma non era uno straniero ... parlava con accento newyorkese. Era uno di qui.>
<Sei sicuro che il bersaglio fosse Jeryn?>
<Sicurissimo. Non si aspettava la mia presenza. Ed è rimasto stupito quando ha visto il mio tatuaggio e ha capito chi sono. Forse lavora per qualche carogna con cui ci siamo battuti ai vecchi tempi e che vuole vendicarsi ...>
<No Danny, non è
un “nostro nemico” ... quel tizio, dio lo stramaledica, ce l’ha proprio con me.
Anzi, ce l’ha con Carl Lucas. Non ha colpito solo Harmony ... a proposito,
Misty è andata da lei, per questo non è qui .... quel tipo ha dato fuoco al
locale di un mio vecchio amico d’infanzia e ha deturpato la lapide di mia
moglie Reva.>
<Accidenti. Pensi davvero si tratti del tizio dell’anno scorso, quello che ha programmato quell’androide che mi è esploso in faccia e per poco non m’ammazzava? >
<A sto punto non posso escludere niente. Cristoforo Colombo, sto diventando pazzo ....>
<Beh comunque sia, adesso è una questione che riguarda anche me. Ti aiuterò, insieme lo staneremo vedrai. >
<La vedo davvero dura, fratello. Tutti quelli che potevano avercela con Carl Lucas sono morti... e comunque si trattava di pesci piccoli, criminali di quartiere. Qui invece si tratta di roba grossa ... esplosivi al plastico, attrezzatura militare, androidi ... e un sicario metaumano, da quel che mi hai detto. Questo va oltre le possibilità di piccoli trafficanti di droga.>
<Non vuol dire nulla, Luke. Forse qualcuno ha venduto tutto quello che sa su di te ad un pezzo grosso che vuole fartela pagare. Facciamo un po’ la conta dei tuoi nemici facoltosi ... chi ci potrebbe essere dietro?>
<Beh il primo nome che mi viene in mente è Testa di Martello ... me l’ha giurata. Anche se dopo che ha ucciso l’unico testimone che poteva incastrarlo dovrebbe essersi dato una regolata ... poi c’è boss Morgan. Aver denunciato che aveva un uomo nella polizia ha indebolito la sua organizzazione. Lui di certo ha degli ottimi motivi per avercela con me.
<Poi c’è quel
Quinto; se ti ha mandato contro Lapide, vuol dire che era protetto dal
Gufo.>
Una suoneria di
cellulare con le note di“Foxy Lady” interruppe la loro conversazione. Luke
rispose nonostante si trovasse alla guida; a chiamarlo era Sam Wilson.
<Ehi... che
succede?> chiese con voce tranquilla,
prima di inchiodare bruscamente ed esclamare stupito <CHE COSA? ANCHE
LEI?> Daniel capì che si trattava di brutte notizie.
< Cristoforo
Colombo... senti, temo di sapere di cosa si tratti .... si, roba che scotta.
Incontriamoci da me, ti dirò tutto ... si, ti aspetto lì. Ah, non saremo
soli.> disse prima di chiudere.
<Chi era?>
<Un ... mio
amico. Mi ha detto che Claire Temple è in ospedale. Hanno manomesso i freni
della sua auto.>
<E’ stato lui,
ovvio. Questa carogna ce l’ha proprio con te....>
<Mio dio ma chi
è? Chi è?> esclamò Luke, portandosi le mani sul volto per lo stress.
Time Square,
ufficio di Luke Cage.
Attorno al divano di Luke s’era riunito un insolito quartetto. D.W. Griffith non aveva mai visto dei personaggi tanto ... appariscenti tutti insieme: due di loro indossavano delle maschere. Iron Fist, campione di K’un Lun ed ex socio di Cage negli “eroi in vendita”. Falcon, eroe alato di Harlem ed ex partner del leggendario Capitan America. Misty Knight e Colleen Wing, investigatrici private e maestre di arti marziali. Tutti in qualche modo collegati a questa misteriosa catena di violenza che aveva investito la vita di Cage.
<Vi ho radunati qui per fare il punto della situazione. Io e Iron Fist abbiamo fatto un elenco dei miei nemici che possono avere le risorse per colpirmi a quel modo. Abbiamo stretto la cerchia a tre papabili candidati: boss Morgan, il Gufo e Testa di Martello. Chiunque sia questo Edmond deve lavorare per uno di loro....>
<Non mi quadra> lo interruppe Misty <gli attentati a te e ai tuoi cari sono iniziati prima che tu incrociassi la strada di questi bastardi.>
<Ha ragione> le fece coro Colleen <anche se, il modus operandi è simile...>
<Tu sei sicuro di non conoscerlo, questo Willy
Edmond?> chiese ancora Misty
<Magari quando lavoravi a
Chicago... pensaci bene ...>
<Mai visto né sentito nominare in vita mia. Ma mi sento di escludere la pista di Chicago: chiunque sia il mio nemico, si tratta di uno di qui, di New York; come vi ho già detto, sa troppe cose del mio passato. E’ l’unica certezza che ho, ed è anche l’unica pista che abbiamo; da qualcosa dobbiamo pur iniziare ...>
<Ed è quel che faremo> disse Falcon <Morgan è di
Harlem, ed è pure mio nemico. Con lui me la vedrò io: ti garantisco che se ha
qualcosa a che vedere, gli farò sputare la verità a suon di pugni.>
<Allora noi due ci occuperemo del Gufo. Anche se Lapide è dietro le sbarre, ho un debito da saldare col Gufo.> disse Colleen.
<Dunque a me non rimane che incontrarmi con Martello> osservò Iron Fist <Vediamo se ha la testa così dura come dicono.>
<Vi ringrazio ragazzi. Avete il mio numero. Se scoprite qualcosa chiamatemi.>
In breve le due detective e gli uomini mascherati uscirono dall’ufficio.
<Uh Luke, scusa> intervenne D.W. <ma non capisco perché hai fatto venire anche me.>
<Tu rimarrai qui con me. Non voglio che ti succeda qualcosa. Dove vai tu, vado io. Non voglio che tu venga preso di mira da quel bastardo.>
Ordinarono una pizza e una confezione da sei di Bud. Accesero la TV, ma come al solito non trasmetteva nulla di buono. Non c’era nemmeno una partita. Decisero allora di spegnerla e di mettersi a giocare a carte, mettendo su un CD dei Doors. Nel corso della partita D.W. esclamò:
<Dì Luke, era così in carcere? Le carte, non poter uscire, inventarsi cento modi per ammazzare il tempo ....>
<D.W., è per il tuo bene. Sei il prossimo della lista di quel bastardo, ne sono certo. Tu te ne stai qui con me, al sicuro.>
<Come quei mafiosi in custodia all’ F.B.I. ...>
<Vedila così se vuoi, ma rimarrai con culo incollato qui sul mio divano.>
<Andiamo Luke, perché non andiamo a farci un giro?>
<Eddai, non insistere... non farmi sentire peggio di come sto. So che è dura per te ma....>
Lo interruppe lo squillo del telefono. Non sia aspettava chiamate.
<Lo liquido subito ...> tagliò corto Luke. Tirò su la cornetta con l’intenzione di liquidare subito il suo interlocutore, ma l’uomo dall’altra parte del telefono era molto risoluto.
<<Luke ...
sono stanco di vedermela con i tuoi amici e le tue sbarbe. Dobbiamo
incontraci.>>
<Tu... sei tu, dannato figlio di puttana. Appena ti metto le mani addosso ti frantumo tutte le ossa! Io ...>
<<Piantala,
dacci un taglio. Le tue minacce non mi fanno effetto. Segnati il posto. Io ti
aspetto qui. Vieni solo e non fare cazzate. Se vedo anche solo uno dei tuoi
amici sparisco e te la farò pagare.>>
Cercando nella sua disordinata scrivania Luke prese una penna e un pezzo di carta. Si segnò l’indirizzo che l’altro gli dettò poi sbattè furiosamente la cornetta.
<Luke.... chi era?> chiese D.W. spaventato da quell’atteggiamento.
<ERA LUI, IL BASTARDO! HA AVUTO IL CORAGGIO DI CHIAMARE QUI!> rispose lui adirato.
<Mi ha lanciato una sfida. Mi ha detto dove trovarlo. Io e lui da soli, faccia a faccia finalmente ...>
<E se fosse una trappola?>
<Correrò il rischio. Ho l’occasione di beccarlo. Conosco l’indirizzo, è ad Harlem. Ascoltami bene adesso: tu ora esci con me e fili dritto in un bar, il più affollato possibile, poi da lì chiami la polizia e chiedi del sergente Tork. Lui ti metterà sotto protezione. Ci siamo capiti?>
<O-OK Luke. Tu sta attento però ...>
<E’ lui che deve stare attento....> disse, furioso, a denti stretti.
Prese la sua Gran Torino e sfrecciò attraverso la città in direzione del luogo dell’incontro. Era un vecchio palazzo abbandonato. L’appuntamento era sopra il tetto. Una volta lì sopra nella sua memoria s’accese una lampadina; Luke riconobbe quel posto. Non era un caso che il bastardo lo avesse scelto... quello era il luogo dove, parecchi anni fa, Luke Cage e Willis Stryker ebbero il loro faccia a faccia che costò la vita al suo ex amico. E se fosse qualche suo vecchio scagnozzo in cerca di vendetta? Ipotesi plausibile... certo che, chiunque fosse, lo conosceva bene . Continuava a porsi domande come questa per combattere il nervosismo che lo stava attanagliando.
<Bella macchina.... hai sempre avuto un debole per quel modello ... come quello di “Starsky e Hutch”....>
Era Willy Edmond, lo riconobbe. Lo fissò bene in volto cercando un qualcosa di familiare in lui, ma rimaneva un totale sconosciuto, viceversa lui continuava a dar dimostrazione di conoscere un sacco di cose sul suo conto. La cosa lo irritava tantissimo.
<Non so chi tu sia, non so come fai a sapere tante cose di me, ma ti giuro solennemente una cosa: tu qui ci lasci le penne. Non ti perdonerò mai per quello che hai fatto a Claire, Albert e Harmony ...>
<E non dimenticarti di quel vecchio ebreo... sai, quello che ha reso la tua pellaccia impenetrabile...>
<Noah ... anche lui....>
<Già. In fondo si può dire che è a lui che devo tutti i miei guai...>
<Ma tu chi cazzo sei, eh? Per chi lavori? Chi è che ce l’ha tanto con me? Credimi, ti conviene iniziare a parlare perchè hai fatto incazzare il toro sbagliato ...>
<Avrai le tue risposte a tempo debito. Adesso però è l’ora della ...>
<Vaffanculo! Ti farò sputare la verità a suon di cazzotti!>
Luke passò all’attacco, cercando di stenderlo in fretta con un pugno. Willy Edmond lo evitò con un balzo felino. Atterrò dietro di lui, dai sui stivali scattò una lama e con quella colpì Luke alla schiena. La lama era composta di adamantio o qualcosa del genere perché riuscì a lacerare la sua pelle.
<Ti è piaciuto, Luke? Eh? Non sei più tanto duro adesso ...>
<Cristoforo Colombo! Danny mi aveva detto che era pericoloso, ma non m’immaginavo nulla del genere...>
Willy prese l’offensiva e cercò di colpirlo coi calci. Luke si trovava nella insolita posizione di dover schivare. Era una cosa a cui non era abituato, di solito era abituato a far affidamento sulla propria invulnerabilità e non ai suoi riflessi. Aveva vari tagli sulle braccia. Non ne poteva più di stare in difesa; se doveva morire, avrebbe venduto cara la pelle. Scoprì il fianco, dandogli un’invitante occasione di colpirlo in un organo vitale: fu una mossa molto rischiosa, perché una ferita del genere sarebbe stata letale persino per un uomo come lui, ma il suo coraggio fu premiato, perché riuscì ad essere più rapido, riuscì a bloccargli la gamba e ciò gli diede la possibilità di colpirlo: con un diretto fortissimo al torace lo scaraventò dall’altra parte del tetto. La forza di Luke era qualcosa da non sottovalutare.
<Allora pezzo di merda, non saltelli più adesso?> disse con un ghigno di soddisfazione sul volto.
<Non ... mi va più di giocare ...> Edmond prese un pugnale dallo stivale e lo lanciò: colpì Luke ma la lama si spezzò una volta contro il suo petto. Quello che rimaneva del coltello cadde ai suoi piedi. Sembrava un’altro tentativo di ucciderlo andato a male, ma sul fondo del manico il coltello aveva un microfono, e da questo emise un suono fortissimo: un acutissimo grido sonico a quella distanza era insostenibile anche per un uomo potenziato come Luke. Si portò le mani alle orecchie ma fu un gesto del tutto inutile; iniziò a barcollare, ad avvertire nausea e vertigini. Era ormai sul punto di perdere i sensi, ma una parte del suo cervello, prima di spegnersi, capì finalmente chi fosse il suo misterioso avversario ... solo che rifiutava di crederlo.
Continua.....
Le Note
Ed eccoci alla
fine della prima parte del nostro finale di stagione. Tutti i nodi verranno al
pettine e tutti i misteri e le sottotrame cominciate da Carlo Monni verranno rivelate.
L’uomo che ha perseguitato Luke per questo lungo anno (parliamo sempre di tempo
Marvel!) ha finalmente un nome: Willy Edmond. Ma chi è costui? Nessuno pare
conoscerlo, anche se lui sembra conoscere ogni cosa del nostro eroe... ma
perché? Chi è Willy Edmond? Eh per avere le risposte a queste due domande
dovete aspettare il prossimo numero!
In questo numero
sono apparsi tutti i personaggi che ci hanno accompagnato per questi dieci numeri...
Misty, Collen, Iron Fist, Falcon, Claire Temple,... ma forse è il caso di
spendere due parole su Harmony Young,
Noah Bernstein e D.W. Griffith.
Harmony Young è un
ex fidanzata di Luke e amica di Misty Kinghts. E’ apparsa per la prima volta su
Power Man & Iron Fist # 50
dell’aprile 1978, creata dai leggendari Chris Claremont e John Byrne, autori di
alcune delle più famose storie degli X-Men di tutti i tempi.
Noah Bernstein è
un ricercatore fisiologo che lavorava per la Stark International. Fu lui l’uomo
a donare i poteri al nostro Luke: per sperimentare un metodo chimico volto a
migliorare la rigenerazione cellulare umana contro l’invecchiamento e le
malattie scelse come cavia uno dei prigionieri volontari del carcere di Seagate
(il nostro Luke, appunto). E’ apparso
per la prima volta proprio su Luke Cage
Hero for Hire # 1 (giugno 1972).
David “D.W.”
Griffith infine è uno studente di cinema, nipote del proprietario del cinema
della 42esima strada sopra il quale Luke Cage ha il proprio ufficio e a cui
paga regolarmente l’affitto. E’ un caro amico di Luke e i due si sono aiutati
reciprocamente l’uno con l’altro. E’ apparso per la prima volta su Luke Cage Hero for Hire # 2 (agosto
1972).
Ci vediamo sul
prossimo numero per lo scoppiettante finale di stagione!
Ps= Ah, come al
solito il titolo è una citazione cinematografica; nello specifico è il titolo
italiano di un famoso film del 1993 diretto da Wolfgang Petersen, con
Clint Eastwood, John Malkovich e Rene Russo (in originale In the Line of
Fire).
1 = su Marvel Kinghts MiT’s num. 36 e nel
numero 8 di questa serie.
Carmelo Mobilia.